Di base invidio e ammiro i globe trotter che si portano tutto in una valigia da 23 kg e in un borsone a mano e poco più, li invidio per la loro libertà e la vita varia e densa di avvenimenti, di incontri casuali.
In genere per loro la casa, il concetto di casa, non è una priorità, un concetto essenziale. Anche se sembra una contraddizione per me sì: io penso e parlo di case come faccio con il cibo.
Per globe trotter non intendo gente che è in giro ma poi si stabilisce per periodi più o meno lunghi in posti diversi per un lavoro più o meno stabile e per rifondare in quel posto un’esistenza di tipo stanziale, ma proprio a gente che sta a zonzo, vive alla jurnata e tira più o meno a campare, vivacchiando, a seconda delle possibilità. So di persone che vivono con il minimo indispensabile, di altre che vivono in modo più agiato. Gente che campa di lavoretti saltuari, di rendite, di risparmi, di affitti di case di proprietà, di magre o generose pensioni, zii in America, alimenti. La casistica é alquanto varia anche senza contemplare le rampolle Hilton o i Rockfeller.
Avendo perso il treno per potere rientrare nella prima categoria sognerei un giorno di poter almeno rientrare nella seconda, quella del carpe diem e dell’adesso qui, senza farsi troppe domande.
Se potessi fare la pensionata molto baby, o se disponessi sull’unghia di un capitale che mi permettesse di non lavorare fino alla meta agognata, capitale il cui ammontare minimo sto cercando ancora di stimare, farei immantinenti terzo dito alla mia multipaesana e sarei in giro per l’Europa a godermi la vita. Ci ho pensato molto al riguardo e so che non sto cialtronando.
A me, aspirante matura globe trotter paneuropea, le case piacciono moltissimo. Suppongo di avere per loro la stessa fascinazione che hanno quasi geneticamente molti uomini anche insospettabili per auto e motori.
Amo le belle case che trovo quando mi muovo ovunque vada, ultimamente nè spesso nè lontano, come quelle che stanno qui vicino, amo le case che si vedono sui giornali e riviste specializzate, o su selezionate bacheche di Pinterest. Sulla mia ad esempio 🙂
Qui incollo religiosamente tutti gli esempi di bella e felice architettura e di un bel e felice abitare che trovo, e altro. E sì, sarebbe bello essere capace di mettere il link a Pinterest su questa pagina, ci fosse qualcuno che va in fissa per le stesse cose.
Se non fossi una che deve micragnare anche sulla scelta tra Netflix e Spotify (anche perché il mio sogno possa diventare realtà) un bell’abbonamento a Ville e Casali o a Architectural Digest non me lo leverebbe nessuno, anche se poi avrei sempre un filo di bava alla bocca.
Non si creda che io di architettura ne sappia qualcosa. Non ho alcuna cultura al riguardo tranne i rimasugli di scarne nozioni di storia dell’arte fino al Bauhaus, ma sulle tendenze contemporanee, ispirazioni, concezioni etc etc é il vuoto pneumatico. Conosco i nomi delle più famose archi-star mondiali, punto.
Per questo mi posso avvicinare all’architettura con l’animo candido e sgombro da pregiudizi di un infante di tre anni, e giuro che l’ignoranza non mi impedisce di godere del piacere che si prova quando si vede qualcosa di bello, tantomeno di sproloquiare a vanvera. E non conta nemmeno la vil pecunia, ovvero la reale possibilità di avercele quelle case, o di viverci, perché comunque sia il massimo che potrei permettermi in questo momento é
I miei gusti e preferenze definitisi e assestatisi nel corso degli anni oscillano in modo schizofrenico tra due filoni decisamente agli antipodi tra di loro, o in una loro mediazione e conciliazione che include anche una valutazione degli interni.
Per me la formula del successo è semplice: razionalità, ma con calore e un po’ di colore, e tanta luce.
Per gli esterni: 1) o 2) si veda più avanti. Tutto il resto, a parte i Sassi di Matera, per me non dovrebbe esistere, compreso casa mia 🙂
Per gli interni: tutto troppo moderno no, tutto vecchio, antico o vintage no. Su una base d’arredo prevalentemente moderna vorrei pennellate di vecchiume, leggermente più decise quanto più l’edificio sia moderno e di nuova generazione, cioè tanto sterile e freddino.
Non prevedo invece una base d’arredo prevalentemente vecchia o antica perché la trovo estremamente pesante: stranamente non la pensavo così quando ero più giovane. Però cimeli di famiglia o pezzi veramente belli e “caldi” sì, anche tocchi di vintage. Tocchi, nemmeno pennellate.
Felici esempi di riuscito connubio dentro/fuori tra moderno e antico, tra caldo e freddo, yin e gang
* sedie in plexiglas però no
chiaro, luminoso, riposante
quelle vetrate wow, ma metterei un divano piú caldo
* senza il tappeto Pan di Stelle, ma tutta quella luce anche dal tetto, wow
pesce sempre fresco? 🙂
Conoscendo abbastanza bene il catalogo Ikea mi sembra di identificare qua sopra sullo sfondo l’isola da cucina, ma appoggiata a muro, della mitica collezione o serie Stenstorp. Una delle più riuscite per la cucina. Se non è lei é un perfetto dupe.
Meravigliosa, ce l’ha un mio amico. 349 euri e via il dolore.
Non solo perché sono animalista ma leverei le pelli di ovino, anche fossero finte, e sostituirei con cuscini in fantasia colorata o in tinta neutra come ecru o kaki.
Tornando agli esterni:
1) Filone minimal-razionalista di ultimissima generazione che mi ricorda tanto Bauhaus (sarà poi vero? Boh) e che a differenza di altri mi sembra si sia imposto e spalmato in modo abbastanza ubiquo nel mondo “occidentale”, e che con il solito ritardo di 5/10 anni é spuntato anche in Italia.
Caratterizzato da rigore, essenzialita, sobrietà, da forme e volumi molto lineari, squadrati. Molto spesso non esiste un unico grande corpo centrale ma ci sono dei “blocchi”, cubi o parallelepipedi, che paiono incastrati l’uno nell’altro, o sovrapposti. I colori dominanti sono il bianco o il grigio della pietra e del cemento, spesso con delle parti e rifiniture in legno, ma il legno non è mai dominante.
La caratteristica che apprezzo maggiormente in questo tipo di case e assolutamente non riscontrabili in altre é la superficie molto ampia riservata alle finestre, a lucernari sul tetto: non di rado c’è addirittura più vetro che cemento o pietra. La cosa che invece a volte mi lascia un po’ perplessa è la loro bellezza eccessivamente algida, l’eccesso di rigore, la mancanza di quel calore che rende “home” una “house”.
Come queste qua sotto.
2) Il secondo filone è quello della classica casa d’epoca, ristrutturata ma solo per questioni di comfort, sicurezza, efficienza energetica, e che conserva ancora la sua anima ed essenza.
Dal numero impressionante di Pin che ho in bacheca su questo genere di abitazioni ho capito in questo esatto momento che forse, se proprio dovessi scegliere, istintivamente mi orienterei più su questo trend, sia nella versione rustica-casereccia-campagnola che su quella cittadina da cosiddetto borgo storico o quartiere residenziale d’antan.
Per quanto riguarda la casa vecchiotta di campagna ci sono poche cose al mondo che mi senta di paragonare all’eleganza composta e senza tempo di quelle che si trovano in aerea mediterranea, quindi non solo Italia ma Francia, Spagna, Grecia. Non è solo o tanto il paesaggio, che l’aspro ed il brullo se c’è il mare mi piacciono, sono i colori della pietra, le persiane, il calore che emanano, sono vive.
Con una preferenza più volte già espressa anche qui nel blog per tutto ciò che è del sud della Francia, e cioè tanti fiori e tanti colori, ma proprio un’ammucchiata, una cascata di verde e di tinte senza alcun senso e alcuna logica.
Come qui sotto