Gli Assorbenti con le Ali
Gli assorbenti con le ali sono comparsi, direi, agli albori degli anni ’80, e sono la testimonianza più evidente del fatto che fino a una trentina quarantina di anni fa studi di marketing e ricerche di mercato venissero intrapresi solamente da esseri di sesso maschile, e che questi uomini
a) fossero probabilmente gay, e quindi, come al punto b)
b) se etero non avevano mai visto, o molto di sfuggita, o con le luci spente, un corpo femminile nudo con relativi attributi di genere.
Etero timidi? Disinteressati? Azione Cattolica? Comunione e Liberazione?
c) che un paio di ore di educazione sessuale alla settimana non avrebbe fatto male a nessuno della mia generazione, e a quelle precedenti.
d) che questi Signori fossero negati per quel genere di studi, e avrebbero forse dovuto fare dell’altro nella loro vita, perché, Santiddio, ci si poteva arrivare un bel po’ prima.
e) che del benessere del corpo delle donne e delle donne in generale non fregava niente a nessuno se non quando dovevano apparire con le bocce di fuori sulla copertina di L’Espresso o Panorama.
Lo ricordo benissimo perché mio padre era abbonato ad entrambe le riviste e non c’era numero dove non ci fosse una delle prime scapezzolate di turno a coprirsi con una mano le pudenda, ultimo tabù, e ricordo benissimo gli occhi assatanati di mio fratello allora quattordicenne o giù di lì quando lì vedeva girare per casa.
f) che forse avrei dovuto buttarmi sul marketing perché, per capire che per quelle cose lì non ci voleva un rettangolo ma qualcosina di un po’ più anatomico non ci voleva nemmeno un Pico della Mirandola, o un Leonardo.
L’avevo intuito anche io, quasi quattordicenne spilungona sottopeso con il diploma di terza media che a malapena riusciva a capire cosa le stesse succedendo.
Il CIF Ammoniacal
Il CIF Ammoniacal l’aveva cominciato a comprare mia madre proprio un po’ prima, intorno alla metà degli anni ’70, e da allora in tutte le case dove ho abitato per più di tre mesi non è mai mancato.
Parlo della versione classica cremosa, con una consistenza leggerissimamente granulare, dalla confezione bianca ed il tappo verde scuro.
Tutte le altre versioni, tipo sgrassatore, versione Mousse, sì, OK, ma nulla a che vedere con quel portento del CIF Crema.
Nel corso dei decenni si sono succeduti diversi tipi di flaconi, di tappi, ogni tanto mi saltano fuori con qualche nuovo claim sulla formula, a me sembra sempre la stessa roba da secoli.
Mi dispiace, e dispiace in particolare alla mia anima wanna-be green, ma nulla pulisce meglio bagno, cucina, tapparelle, termosifoni, biciclette, pavimenti, mani sporche di grasso, di terra, e di tutto e di più, ed in fretta, del CIF Ammoniacal.
Seppure io continui a comprarlo con un certo fastidio, per queste convinzioni sempre meno timidamente ambientaliste e molto più invece per certe decisioni maturate nel tempo rispetto ad un certo modo di produrre, vendere, commercializzare un prodotto, e se potessi ne farei anche a meno, e nonostante io lo compri prevalentemente in offerta, non c’è nulla sul mercato che possa reggere il paragone con l’efficacia di questo prodotto.
Pulisco cessi e cucine dei luoghi dove vivo da trent’anni, e nulla può reggere il confronto, avendo provato di tutto e di più, dalle imitazioni della LIDL o del Carrefour, a quei detersivi di marche di nicchia che costano più di un metro quadrato di un’abitazione ristrutturata in zona di pregio.
Touchè, mi inchino, e tanto di cappello ad Unilever, hai voglia di andare di acqua e bicarbonato, che comunque uso.
Gira e ti rigira, per me sei sempre il Number One.
Gli Swiffers
Altro prodotto per la pulizia della casa, questo apparso sul mercato in tempi relativamente recenti, intorno ad una decina di anni fa, se riesco a ricordare bene.
Ora, gli Swiffers (casa Procter & Gamble) costano proprio un botto, a dirla tutta da fuori di testa, come fossero tessuti a mano in cachemire sette fili.
Anche questi, infatti, li compro solo quando sono in offertissima stracciata anche perché loro, a differenza del CIF, si consumano anche molto in fretta nel senso che dopo un uso si devono, per forza, buttare via, almeno in casa mia.
Femmine più attente e fissate con la pulizia della casa magari un pezzino con tre micro granuli scarsi di polvere potrebbero farlo durare anche due settimane, non io.
Anche in questo caso provato marche della concorrenza, sottomarche, di ogni e di più ma purtroppo hanno ragione loro, niente cattura meglio lo sporco di Swiffer, (sporco inteso come polvere e capelli, certo, mica scarti di cucina, macerie, bulloni).
E anche più in fretta, aggiungo io, e meglio e più comodamente di qualsiasi aspirapolvere che io conosca compreso il Folletto che ho avuto.
Immagino che anche coloro che convivono con cani in casa, beati loro, non possano più farne a meno perché per me, che lascio più capelli al suolo del pastore afghano della loro pubblicità (beccata su Youtube), questo è l’unico modo di intercettare tutti i capelli, anche negli angoli più remoti della casa, e anche nella stagione della muta che sulla mia testa comincia già a metà fine agosto e si protrae per tutto l’autunno.
Riflettevo stamattina facendo la spesa alla LIDL, e mentre me ne uscivo tutta gongolante avviandomi alla macchina con il carrello, gongolante perché oggi ho preso davvero un botto di roba che non mi era mai capitato, e ho speso solamente 61 euri, roba che nel più economico supermercato del circondario non c’è l’avrei fatta con 90 euri.
61 euri, inoltre, comprensivi di due Tshirt in puro, purissimo lino, goduria massima, costo per entrambe 14 euri.
Basiche, essenziali, quasi destrutturate nella loro essenzialità, una nera con scollo a V non molto profondo, una girocollo di un colore grigio-tortora: ne ho di simili di Promod e di Zara, ma le ho pagate almeno il doppio.
Riflettevo, stavo dicendo: riflettevo su quanto, tutto sommato, sia facile resistere alle facili lusinghe del bianco-lava-più-bianco e del brillante-e-splendente, specialmente se non si possiede una televisione da tre o quattro anni come nel mio caso, e come faccia bene alla testa, e al portafoglio.
E di come, allargando il campo ed estendendo il ragionamento, quanto poche siano le cose di cui uno veramente sentirebbe la mancanza se si dovesse regredire nel tempo di qualche decennio.
Io so perfettamente cosa mi mancherebbe in assoluto di più dei tempi moderni, quello che vorrei avere con me su quell’isola piena di profumi e di colori, di natura e silenzio, dove sogno di un giorno di portare le chiappe con la protesi all’anca e la dentiera: Internet.
Internet sí, epocale, idea geniale, rivoluzionaria.
A quel punto poi, sull’isoletta, non avrò nemmeno più necessità degli assorbenti con le ali, casomai del Teena Lady, e fosse proprio impossibile trovarli credo che me ne farò una ragione a vivere senza CIF e senza Swiffers, senza rimpianti.