Archivi del mese: Maggio 2014

Tre grandi successi del marketing e della GDO negli ultimi 30 anni, secondo me

Gli Assorbenti con le Ali
Gli assorbenti con le ali sono comparsi, direi, agli albori degli anni ’80, e sono la testimonianza più evidente del fatto che fino a una trentina quarantina di anni fa studi di marketing e ricerche di mercato venissero intrapresi solamente da esseri di sesso maschile, e che questi uomini
a) fossero probabilmente gay, e quindi, come al punto b)
b) se etero non avevano mai visto, o molto di sfuggita, o con le luci spente, un corpo femminile nudo con relativi attributi di genere.
Etero timidi? Disinteressati? Azione Cattolica? Comunione e Liberazione?
c) che un paio di ore di educazione sessuale alla settimana non avrebbe fatto male a nessuno della mia generazione, e a quelle precedenti.
d) che questi Signori fossero negati per quel genere di studi, e avrebbero forse dovuto fare dell’altro nella loro vita, perché, Santiddio, ci si poteva arrivare un bel po’ prima.
e) che del benessere del corpo delle donne e delle donne in generale non fregava niente a nessuno se non quando dovevano apparire con le bocce di fuori sulla copertina di L’Espresso o Panorama.
Lo ricordo benissimo perché mio padre era abbonato ad entrambe le riviste e non c’era numero dove non ci fosse una delle prime scapezzolate di turno a coprirsi con una mano le pudenda, ultimo tabù, e ricordo benissimo gli occhi assatanati di mio fratello allora quattordicenne o giù di lì quando lì vedeva girare per casa.
f) che forse avrei dovuto buttarmi sul marketing perché, per capire che per quelle cose lì non ci voleva un rettangolo ma qualcosina di un po’ più anatomico non ci voleva nemmeno un Pico della Mirandola, o un Leonardo.
L’avevo intuito anche io, quasi quattordicenne spilungona sottopeso con il diploma di terza media che a malapena riusciva a capire cosa le stesse succedendo.

Il CIF Ammoniacal
Il CIF Ammoniacal l’aveva cominciato a comprare mia madre proprio un po’ prima, intorno alla metà degli anni ’70, e da allora in tutte le case dove ho abitato per più di tre mesi non è mai mancato.
Parlo della versione classica cremosa, con una consistenza leggerissimamente granulare, dalla confezione bianca ed il tappo verde scuro.
Tutte le altre versioni, tipo sgrassatore, versione Mousse, sì, OK, ma nulla a che vedere con quel portento del CIF Crema.
Nel corso dei decenni si sono succeduti diversi tipi di flaconi, di tappi, ogni tanto mi saltano fuori con qualche nuovo claim sulla formula, a me sembra sempre la stessa roba da secoli.
Mi dispiace, e dispiace in particolare alla mia anima wanna-be green, ma nulla pulisce meglio bagno, cucina, tapparelle, termosifoni, biciclette, pavimenti, mani sporche di grasso, di terra, e di tutto e di più, ed in fretta, del CIF Ammoniacal.
Seppure io continui a comprarlo con un certo fastidio, per queste convinzioni sempre meno timidamente ambientaliste e molto più invece per certe decisioni maturate nel tempo rispetto ad un certo modo di produrre, vendere, commercializzare un prodotto, e se potessi ne farei anche a meno, e nonostante io lo compri prevalentemente in offerta, non c’è nulla sul mercato che possa reggere il paragone con l’efficacia di questo prodotto.
Pulisco cessi e cucine dei luoghi dove vivo da trent’anni, e nulla può reggere il confronto, avendo provato di tutto e di più, dalle imitazioni della LIDL o del Carrefour, a quei detersivi di marche di nicchia che costano più di un metro quadrato di un’abitazione ristrutturata in zona di pregio.
Touchè, mi inchino, e tanto di cappello ad Unilever, hai voglia di andare di acqua e bicarbonato, che comunque uso.
Gira e ti rigira, per me sei sempre il Number One.

Gli Swiffers
Altro prodotto per la pulizia della casa, questo apparso sul mercato in tempi relativamente recenti, intorno ad una decina di anni fa, se riesco a ricordare bene.
Ora, gli Swiffers (casa Procter & Gamble) costano proprio un botto, a dirla tutta da fuori di testa, come fossero tessuti a mano in cachemire sette fili.
Anche questi, infatti, li compro solo quando sono in offertissima stracciata anche perché loro, a differenza del CIF, si consumano anche molto in fretta nel senso che dopo un uso si devono, per forza, buttare via, almeno in casa mia.
Femmine più attente e fissate con la pulizia della casa magari un pezzino con tre micro granuli scarsi di polvere potrebbero farlo durare anche due settimane, non io.
Anche in questo caso provato marche della concorrenza, sottomarche, di ogni e di più ma purtroppo hanno ragione loro, niente cattura meglio lo sporco di Swiffer, (sporco inteso come polvere e capelli, certo, mica scarti di cucina, macerie, bulloni).
E anche più in fretta, aggiungo io, e meglio e più comodamente di qualsiasi aspirapolvere che io conosca compreso il Folletto che ho avuto.
Immagino che anche coloro che convivono con cani in casa, beati loro, non possano più farne a meno perché per me, che lascio più capelli al suolo del pastore afghano della loro pubblicità (beccata su Youtube), questo è l’unico modo di intercettare tutti i capelli, anche negli angoli più remoti della casa, e anche nella stagione della muta che sulla mia testa comincia già a metà fine agosto e si protrae per tutto l’autunno.

Riflettevo stamattina facendo la spesa alla LIDL, e mentre me ne uscivo tutta gongolante avviandomi alla macchina con il carrello, gongolante perché oggi ho preso davvero un botto di roba che non mi era mai capitato, e ho speso solamente 61 euri, roba che nel più economico supermercato del circondario non c’è l’avrei fatta con 90 euri.
61 euri, inoltre, comprensivi di due Tshirt in puro, purissimo lino, goduria massima, costo per entrambe 14 euri.
Basiche, essenziali, quasi destrutturate nella loro essenzialità, una nera con scollo a V non molto profondo, una girocollo di un colore grigio-tortora: ne ho di simili di Promod e di Zara, ma le ho pagate almeno il doppio.

Riflettevo, stavo dicendo: riflettevo su quanto, tutto sommato, sia facile resistere alle facili lusinghe del bianco-lava-più-bianco e del brillante-e-splendente, specialmente se non si possiede una televisione da tre o quattro anni come nel mio caso, e come faccia bene alla testa, e al portafoglio.
E di come, allargando il campo ed estendendo il ragionamento, quanto poche siano le cose di cui uno veramente sentirebbe la mancanza se si dovesse regredire nel tempo di qualche decennio.

Io so perfettamente cosa mi mancherebbe in assoluto di più dei tempi moderni, quello che vorrei avere con me su quell’isola piena di profumi e di colori, di natura e silenzio, dove sogno di un giorno di portare le chiappe con la protesi all’anca e la dentiera: Internet.
Internet sí, epocale, idea geniale, rivoluzionaria.
A quel punto poi, sull’isoletta, non avrò nemmeno più necessità degli assorbenti con le ali, casomai del Teena Lady, e fosse proprio impossibile trovarli credo che me ne farò una ragione a vivere senza CIF e senza Swiffers, senza rimpianti.

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Le persone fanno la differenza, parte 2

Cioè quando la fantomatica ed ovviamente immaginaria Multipaesana lombardo veneta che è forse la prima fonte di scazzo e noia della tua vita, non raramente perfino di disgusto, quella cosa che ti fa dire “basta, oggi imbocco l’autostrada etc. etc. … e chi si è visto si è visto” nel giro di pochi giorni ritorna il solito posto dove è pesante ed angosciante recarsi tutte le mattine per le otto ore di marchetta quotidiana cinque-giorni-su-sette.

Non basta essersi liberarati di uno scomodo, inutile, ingestibile, inetto e oltremodo dannoso Racc. de Luxe, etc. etc. etc., se nel giro di pochi giorni scopri che i nuovi arrivati, a tutti gli effetti una ventata di freschezza, comunque di indubbia novità, sono fissi di una famosa trasmissione Mediaset, un talent show.
Sono fissi nel senso che sanno molto o tutto di tutti i partecipanti, e pure chi è il vincitore, e quando si parla di film, o telefilm, il più gettonato è Throne of Spades, di cui qualcosa in effetti devi avere visto o sentito in giro, forse delle locandine (può essere?) o delle pubblicità sui giornali, ma che ignori esattamente cosa sia.
Film ? Telefilm ? Fantasy ? Serie Vampiri ? Spionaggio ? O forse genere avveniristico alla Matrix?
Non sapresti dire.

E non credi sia, o che sia solamente, una questione di gap generazionale, che intorno agli entacinque si diventa a tutti gli effetti una persona adulta, e non vuoi nemmeno dare un tuo approfondito giudizio su questi programmi/film.
Un paio di puntate delle primissime stagioni del talent Mediaset l’avevi pure vista anni fa, e ti era bastata per capire non ti piaceva, e non l’idea del “talent” in se stessa ma come l’avevano “sviluppata”, il modo di condurre, le tifoserie da curva da stadio.
Avevi invece apprezzato X-Factor degli esordi, anche se preferivi e di gran lunga Art Attack, di tutt’altro genere.
X-Factor l’hai seguito per ben tre stagioni poi, come è normale che sia, per te si è stracotto.
Però di Throne of Spades, davvero, tabula rasa: eppure di film ne vedi, ne hai visti, ne leggi, ti piace essere informata.

Insomma, tanto ti basta per intuire, capire, prevedere che poco o nulla, nonostante ti sia ripromessa di fare degli sforzi, sarà possibile al di fuori dell’ambito lavorativo, e qui ci sta, manco ti interessava, ma anche in ambito lavorativo se non per questioni strettamente inerenti il tuo e loro meretricio.
La sigaretta, la pausa pranzo, lo sfangare tre minuti alla macchinetta del caffè già stanno diventando cose impegnative per le quali devi risettare il cervello e metterti in modalità vacua-generalista-fintamente presente-cortesemente interessata, cioè in modalità non-te-stessa.
Forse questi indizi non sono sufficienti a trarre una tale conclusione?
Beh, per te in genere sì, l’esperienza ti ha insegnato che funziona così.

Tanto più che in ogni Multipaesana che si rispetti, come peraltro in ogni altro ambito lavorativo, dalla Casa Bianca alle miniere di carbone, secondo te è altamente consigliabile ed opportuno custodire gelosamente tutte le faccende private e personali, specie all’inizio.
La cosa più saggia è lasciare trapelare pochissimo, scarni dati personali biografici, qualche cenno vago delle cose che si fanno e che si amano al di fuori.
Selezionare le persone, appunto, sulla base di un comune sentire, e solo dopo anni di guadagnata meritata fiducia sul campo.

Qualcosa ti dice che il comune sentire-vedere-provare-opinare, quella piattaforma di base di valori, gusti, intenti, sensibilità, opinioni, le cosiddette affinità elettive, qui non ci stanno.
Ma ammetti che potresti anche sbagliarti eh, che se avessi azzeccato tutte le mosse nella vita non saresti finita e certo rimasta in Multipaesana, e altro ancora.
Più che altro lo speri, se no allo squallore si aggiunge disperazione, e l'appesantimento si ripercuote a cascata in altri ambiti della tua vita.

Poi certo ti domandi, ma è da scassapalle, da snob, e inoltre qui il gap generazionale ci sta tutto, come delle persone che abbiano fatto degli studi universitari anche sul genere vagamente umanistico, quindi disoccupate, sottoimpiegate, riciclate in ambiti più disparati, sfottute a vita ma per te con un quid in più almeno in fatto di estetica, senso critico etc. etc. possano seguire e arrivare vivi ed indenni alla tredicesima stagione (non so esattamente) di quella roba lì.
Tu, dura di comprendonio, emarginata dalla società e fuori tempo massimo, questo proprio non te lo sai spiegare.

Su Throne of Spades non puoi dire niente, perchè non sai cosa sia, ma immagini.

Postilla
Ecco cosa è, http://it.wikipedia.org/wiki/A_Game_of_Thrones, beh un telefilm della HBO, il canale di Sex and the City, genere fantasy.

Potrebbe non essere tanto male, per gli amanti del genere, noiosissimo e insignificante per tutti gli altri.

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Archiviato in Ci salvi chi puo', Craps, Ho un'opinione su quasi tutto (ed accetto possa non essere condivisa, con garbo), Outlet valve

CC Cream Erbolario

Acquisto fatto il 27 aprile in un negozio monomarca, costo 22€, tubetto da 50 ml.
Si è trattato di un acquisto meditato, nel senso che volevo qualcosa di leggero e sempre dall’effetto molto naturale per la stagione calda, e anche di un colore leggermente più caldo e dorato dei prodotti che ho a casa.
A parte che l’unico prodotto vagamente paragonabile nel mio beauty case era una BB Cream della Garnier che avevo comprato non ricordo se uno o due anni fa, scontatissima, in un supermercato.
BB Cream Garnier che ho provato solo un paio di volte e ho trovato veramente pessima, forse il peggiore di tutti i prodotti viso che abbia mai testato in vita mia.
Innanzitutto il colore molto spento, una tonalità pallida grigiastra che non so a quale tipo di carnagione possa donare, ucciderebbe anche il colorito sano e luminoso di una seienne alla Heidi.
La seconda cosa che ricordo di questa BB Cream è la terribile soffocante sensazione di pesantezza e di pelle che non respira.
Solo un fondotinta di Kiko, lo Skin Evolution, è stato capace di darmi tanto.
Altra cosa, non mi piaceva per niente l’effetto finale: molto artificiale, pesante, pastoso, riusciva nello stesso tempo ad enfatizzare i pori dilatati (ODIO !!).

Può essere che la sensazione di pesantezza, di pelle che non respira come se ci fosse appiccicato sopra del Domopack derivi dal fatto che tranne l’eccezione rappresentata dal Face&Body Foundation di Mac di cui ho fatto un uso prettamente invernale e non continuativo, anzi, abbastanza saltuario, e che comunque è un fondotinta leggerissimo, come base io usi solo prodotti il più naturale possibile.
Il che vuol dire tutto e niente, comunque mi assicuro sempre che siano almeno senza siliconi.
La BB Cream Garnier quindi era cascata nel carrello più per curiosità, ne sentivo tanto parlare ed era scontata, avevo letto delle buone recensioni, e allora l’offerta era meno ampia di quella attuale, di CC Cream poi non se ne parlava ancora.

Posso dire che la scelta di non usare più fondotinta (ma anche shampoo e balsami) a base siliconica ha pagato moltissimo nel tempo.
Limitandoci alla pelle: la mia carnagione è molto più omogenea, pulita, fresca, sana, radiosa di cinque o dieci anni fa.
Nel corso della giornata non ho più quella sensazione di essere impastata, appesantita, soffocata, sensazione che adesso mi è diventata insopportabile.
A poco a poco si sono ridotti in numero e diametro i pori tra i lati del naso e le guance, i punti neri sono pressochè scomparsi, qualche brufolo sì, salta fuori, ma solo sporadicamente e sempre se c’è un perchè, 1) pessimo cibo, 2) quei giorni 3) fumo.

Faccio tre importanti premesse: non sono a conoscenza dell’esistenza in Vorkuta e provincia di negozi o erboristerie particolarmente fornite di cosmetici e make up naturali, quindi mi sarei dovuta cmq accontentare, e non mi andava di acquistare online, dove la scelta è enorme, per il semplice fatto che avrei dovuto aggiungere altri prodotti e non volevo (potevo) spendere altri soldi.
Non avevo la testa condizionata da recensioni della CC Cream Erbolario, solo a posteriori ne ho letta una, negativa, che non condivido.
Di recensioni ne ho lette invece diverse su BB Cream e CC Cream di altre marche anche più economiche, So’ Bio e Avril ad esempio, ma mi parevano discordanti e alla fine avevo in testa solo una gran confusione.
La curiosità per le creme colorate di queste marche bio dal prezzo molto buono restano comunque intatte.

Quindi, poichè quest’inverno avevo già preso una BB Cream Erbolario che non mi era parsa male, ma nemmeno degna di nota tale da tesserne le lodi, o da farci un post, sono andata abbastanza a colpo sicuro da Erbolario.
Mi sarei anche accontentata della stessa BB Cream solo di una tonalità più scura, quella che ho io è il colore mandorla, chiarissimo, ma parlando con la commessa sono stata tentata dalla CC Cream che rispetto ad una BB ha lo scopo di uniformare il colorito, ciò di cui ho maggiormente bisogno.

Sto usando la CC Cream Erbolario da un mese esatto, non tantissimo tempo ma sufficiente per dire cosa ne penso.
Innanzitutto il costo, non moltissimo ma nemmeno si può parlare di un prodotto economico.
Non ho approfondito la questione INCI, so che la marca Erbolario è spesso messa in discussione dalle puriste di ingredienti e formule, del naturale e bio, mentre io non sono ortodossa e tantomeno competente.
Mi sono fidata del fatto che non contenga siliconi che per me è la cosa principale, avendo sperimentato sulla mia pelle la differenza, poi mi suonava bene la descrizione “con acido ialuronico, estratto di fiori di porcellana, peptidi di farro”.
Motivo primario della scelta rispetto alla BB Cream: la CC Cream ha un fattore di protezione solare 20, la BB Cream no.
Devo dire che l’indossavo un giorno in cui ho preso tanto sole e non avevo voglia di struccarmi, e alla sera non ero per niente arrossata come invece mi succede senza protezione.
Altro motivo: nonostante la scelta di colori sia veramente limitata, due o tre solamente, ma questo vale per simili prodotti di altre marche, la tonalità miele si adatta perfettamente al mio colorito ora vagamente lontanamente dorato, da Wiener schnitzel sbiadita, mentre la colorazione intermedia della BB Cream era molto/troppo aranciata.
Il resto era tutto una scommessa.

Scommessa vinta perchè mi piace molto e mi trovo molto bene.
Il prodotto ha un buon odore, anche se sembra pastosa si stende facilmente con le mani, è leggera ma stratificabile, uniforma realmente il colorito e, cosa che nemmeno mi aspettavo, tiene molto bene durante il giorno nelle zone soggette a lucidità.
In estate per me questa è sempre stata una tragedia, avendo io la fortuna di riuscire ad avere contemporanemente pelle molto secca e un po’ grassa nella zona T.
Quindi non lucida, casomai il contrario.
Nonostante la commessa mi avesse detto che potevo farne a meno, la mattina preferisco mettere sempre una crema idratante (in questi giorni sto usando dei campioncini di VerdeSativa e me ne sono innamorata, la mia prossima crema viso sarà VerdeSativa) e la cosa non mi dipiace, meglio che quella glassa orribile sulla faccia.

Difetti non me ne vengono in mente, forse non indicata per chi ha la pelle molto secca?
Senza la crema a me sulle guancie qualche pellicina secca si formava.
E’ anche versatile: essendo troppo scura per una pelle che non vedeva un raggio di sole da settembre e non avendo ancora fatto la muta estiva i primi giorni l’ho usata mischiata alla BB Cream color mandorla, senza problemi.

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Ancora stalking telefonico

Dovrò, a breve, ritornare estesamente sull’argomento e soprattutto con una più seria riflessione sul da farsi, perché la persecuzione e lo stillicidio, oramai QUOTIDIANO, si è trasferito dal cellulare al numero di casa, che forse è anche peggio.
Sì, è decisamente peggio, perché la casa è il posto della tua intimità, della tua meritata ed agognata pace, del riposo, tutto che paghi profumatamente peraltro, anche se in questo paese di fenomeni ancora non si sa ancora esattamente quanto.
Buffoni!!!!!
Tasi rimandata ad ottobre, voglio dire, ed ho dovuto telefonare in comune per capirlo perché da sola, nonostante sfogli dai cinque ai sei quotidiani online al giorno, compreso il gazzettino parrocchiale di Vorkuta con i morti e i santini in prima pagina, e i novantenni caduti da due scale tenute insieme con il biadesivo mentre, toh, sfoltivano l’abete a 18 metri d’altezza, ancora non si riusciva a capire cosa avessero deciso di fare.
Ancora Supermegabuffoni!!!! E avrei in mente tutta una serie di altri epiteti.

Questa cosa dello stalking telefonico a me fa letteralmente imbestialire, dovrebbe essersi capito.
Non è che non ci siano delle leggi al riguardo, chiaro, ci sarebbero anche, e per quanto ne so, delle ottime leggi, solo che questi malandrini se ne strafottono, e in un paese sull’orlo del precipizio da quasi un decennio nessuno ci vuole pensare perché ci sono ben alte priorità che il diritto alla privacy.
Il fumo mi esce dalle narici, sento gli zoccoli che calpestano il terreno, ogni volta sono pronta alla carica.

Dico: già la vita è difficile, pesante: è difficile e snervante fare ogni giorno 15 km per arrivare in Multipaesana, non perché siano tanti, ma mettici il traffico, gli incivili vari, i cafoni, i rallentamenti, le buche di vari diametri e profondità e consistenze lasciate lì da anni, inverno dopo inverno, alcune vere e proprie voragini.
Poi, dopo otto o nove ore surreali di Multipaesana, quella piccola bottega degli orrori solo ultimamente allietata dalla presenza di due personaggi meno tristi e neanderthaliani degli altri, altri 15 km di roulette russa per rientrare.
Code per parcheggiare al supermercato (altro motivo per il quale ho scelto di fare la spesa alla LIDL), code alla bilancia per pesare le zucchine, code alla cassa per potere pagare, code per uscire dalla rotonda, code per entrare nella rotonda.
Idem se devi andare in tintoria, o dal parrucchiere.
Ma davvero il più grosso problema di questo paese é lo spopolamento?
Ma non siamo, invece, in troppi, perlomeno da queste parti?
Poi torni a casa e hai i vicini cafoni, e devo dire pochi in confronto a prima, ma è scritto che se si trovano all’aria aperta debbano sempre urlare, con i bambini, tra adulti, sia quando ordinano la pizza sia quando devono richiamare i figli che giocano in giardino, e non nel Sequoia National Park, a 11.000 km da qui.
Urlare è il loro unico modo di affermare la propria esistenza, un po’ come i gorilla che si battono il petto, vero, papà di Riccardo e Mattia che mi hai sfrancicato le gonadi per tutta la mattina?
No, non eravate solo voi tre al mondo stamattina, e se tutti urlassero come voi ogni anno ci sarebbero 1.000 omicidi e infanticidi ogni 1.010 abitanti.

Insomma, per me la casa è un regno, il mio tempio, e ha dei confini ben definiti che solo-chi-dico-io-quando-voglio-io-può-varcare.
È il solo posto al mondo dove sono io il numero uno, dove la mia opinione conta davvero, dove faccio il bello e il cattivo tempo, dove ritrovo la mia dignità di essere umano, dove voglio essere lasciata in pace, e dove ne ho tutti i diritti.

Quindi, quando queste anime belle delle varie compagnie mi chiamano io oramai do in escandescenze come un soggetto sottoposto a TSO, ricorrendo anche ad un linguaggio molto, ma molto colorito senza neanche più provare sensi di colpa.
Non che vista dal di fuori mi piaccia, mi faccio anzi orrore.

Non ce l’ho con loro, con le anime belle dei call center, che immagino la gioia di lavorare in un call center per questi ceffi, ce l’ho a morte con le stramaledettissime compagnie telefoniche, e adesso ANCHE con Wind Infostrada.

Si, perché con Wind infostrada che mi pareva una verginella ho aperto un nuovo contratto quando mi sono trasferita poco meno di due mesi fa, e l’ho fatto proprio per avere un nuovo numero di telefono e liberarmi da Teletu Vodafone con la quale, fosse l’ultimo provider al mondo, non voglio avere più nulla a che fare nemmeno mi offrissero 30 anni di ADSL alla velocità della luce totalmente gratis.
Quelli di Teletu mi hanno scassato talmente le gonadi, per anni, sia sul precedente numero di casa che sul cellulare, che mi scappa in automatico la maledizione solo a sentirli nominare.

Nuovo numero di Wind Infostrada che non ho dato per paura a nessuno, nessuno, dico NESSUNO, chiaro?
Manco a mio fratello, e che questi di Wind infostrada se lo devono essere venduto per 50 centesimi a cani e porci, e molto più a porci che a cani, che io i cani li amo molto di più di quasi tutti i rappresentanti del genere umano, e certamente di più di quelli che decidono le campagne di marketing delle compagnie telefoniche italiane.

Maledetti, siate maledetti, e disgraziato un paese che emana delle leggi che non è in grado di fare rispettare.

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Perché continuo ad amare la LIDL e ad andarci, e suoi difettucci

La amo e continuo ad andarci anche per queste belle sorprese —>

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Set di forbici da bricolage per carta/cartoncino, per scrapbook e per dare libero sfogo alla fantasia: il set contiene un paio di forbici con quattro tipi di lame intercambiabili dalle diverse dentature per ottenere diverse rese e rifiniture, il tutto alla cifra irrisoria di 2,99€.
Non le ho ancora scartate ma mi sembrano belle robuste e solide e facilissime da usare.

Non sono andata alla LIDL appositamente per comprarle, erano lì che mi guardavano mentre facevo normalmente la spesa e, visto quanto costavano, non ho esitato un secondo a farle mie, visto anche che questo genere di articoli, inusuali ma interessanti e spesso introvabili, o li becchi subito o forse non li trovi mai più.
Vanno ad ondate, a maree, in base a dei principi e criteri che mi sfuggono, però è questo il bello, vale l’effetto sorpresa, a meno che uno non segua i loro volantini come un feutillon.
Insomma, te ne vai ignara a comprare i limoni e le carote bio per le centrifughe senza altro per la testa e te ne esci con limoni, carote e mele bio (fortunata se li trovi tutte e tre nella stessa volta però, e su questo difettuccio della LIDL ci ritornerò), ma anche con un tosaerba manuale che giusto giusto ti serviva (non ancora provato, ma devo presto prima che l’erba diventi troppo alta, se no che fatica).

O te ne esci con le carote ma senza mele (bio) e due canotte di cotone rifinite benissimo, cotone di reale ottima qualità, perfetta vestibilità, già lavate e rilavate.
Mai stirate, se ne può fare benissimo a meno, 10 punti solo per questo.
Ne indosso una color ciclamino in questo momento, infatti me la sto sciallando in luogo tanto riparato quanto solivo ed ameno, mia attività preferita.
Attività inconcludente, non produttiva, non redditizia e perciò incomprensibile ai Vorkutiani: a me riesce sempre benissimo e non me ne manca mai la voglia, maledetto tempo di Vorkuta permettendo.

A parte questo, uso spesso canotte, d’inverno sempre: sotto giacche, camicie, maglioni, cardigan, Tshirts e così via.
D’estate solo al mare, in vacanza, nelle passeggiate, in casa per trastullarmi al sole, mentre in qualsiasi situazione anche solo vagamente formale, girare in città ad esempio, non mi è mai piaciuto andare in giro troppo scoperta.
Non mi sento a mio agio adesso che sono alla soglia del mezzo secolo, ma non mi piacciono nemmeno vederle su coetanee ben più in forma e tornite di me e, indipendentemente dall’età, in molti contesti le trovo spesso realmente ineleganti. Brutte, se devo dirla tutta.
Tutte quelle spalline magari anche ingiallite che sbucano da sotto, quelle inconsapevoli flacciditá e sudorazioni del tutto fuori controllo, quei brufoletti sulla schiena.
Insomma, tante volte fosse per me sarebbe anche meglio evitare.
Dopo i trenta poi canotte … meh … in generale, e anche in luoghi di studio e lavoro mi infastidiscono proprio, come quelle che d’estate devono mettere per forza le infradito o i sandali molto aperti, non raramente senza avere visto un pedicure in un decennio, e poi le senti sciabattare tutto il giorno, o rovinare giù per le scale, scicc, sciacc, e patatum ….
Multipaesana docet.

Costo di una canotta, in diversi colori ma non una scelta vastissima (ma perché, Signori della LIDL?) se ricordo bene, tre euri o poco più o poco meno, cioè certamente la metà o quasi un terzo di analogo prodotto delle varie catene Mutandissime e affini che hanno pure una qualità inferiore.
Le conosco bene e posso dirlo con cognizione di causa.
Tre ore più tardi, o il giorno dopo, quelle della LIDL poof, sparite.

O te ne esci con le carote ma senza i limoni e le mele (bio), si vede che non era giorno, ed era invece il giorno di morbidi calzoncini corti in leggero cotone grigio felpato, una meraviglia.
Difficilmente, e a quel prezzo, li avrei trovati altrove: anche questi fanno parte del mio attuale outfit of the day all’insegna del relax casalingo e, per la gioia dell’umanità, li metto solo ed esclusivamente quando mi godo il sole sui terrazzi, ben riparati, di casa mia.
Dieci minuti dopo ripassi, magari li volevi anche turchesi, o il giorno dopo, e poof, calzoncini spariti.
Forse non compariranno mai più, o forse sì, compariranno.

Ritorno dopo inutile divagazione al set di forbici da bricolage.
Qui in giro, cioè se qui a Vorkuta volessi trovare questo genere di cose, ammesso di trovarle visto che i negozi di belle arti sono pressoché spariti, come quelli di articoli da cartotecnica e le cartolerie ben fornite, dovrei spendere tre sabati pomeriggi girando, ne sono certa, a vuoto.
A Vorkuta stanno scoprendo adesso l’aerobica e lo step, per dire, quindi è realistico pensare che pochi abbiano mai sentito parlare di scrapbook, o me le farebbero pagare un occhio della testa, e quindi non le comprerei proprio, visto che si tratta di qualcosa di cui posso benissimo fare a meno.

Non ho esitato un nanosecondo nemmeno a mettere nel carrello questo qui sotto che fa scopa con il set di forbici —>

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Blocco di venticinque cartoncini colorati, dimensioni circa 27×34 cm, quindi un sacco di robbba, tanti bei colori che mettono allegria solo a guardarli, alla cifra più che onesta di 2,49 euri.

Insomma, con poco più di cinque euri mi sono tolta la voglia di poter fare dello scrapbook, e sono certa che prima o poi la voglia mi verrà.
Al prossimo compleanno o ricorrenza si presenterà la necessità di accompagnare un regalo con un bigliettino, e finalmente potrò creare qualcosa di originale e unico, sicuramente riciclando nastri, carta da pacco, da regalo, ritagli di stoffa, bottoni etc etc.

Allora, a dirla tutta non posso dire di essere una fan sfegatata dello scrapbook, come del resto non lo sono di tutte le cose troppo leziose e barocche e, tendenzialmente, molte delle cose fatte con questa tecnica, oggettini che vedo in rete, su Etsy, Pinterest e simili, mi lasciano così così.
Troppi fiocchettini, troppo rosa, troppi cuoricini, troppe leziosità e sdolcinature, da crisi iperglicemica.
Un po’ come lo stile provenzale e lo shabby chic per l’arredamento: l’idea di fondo è ottima, sta proprio nelle mie corde, ma da lì a strafare ci vuole veramente, veramente un niente.

Però, e c’è un grosso però, lo scrapbook, fenomeno tipicamente americano-anglosassone che ho scoperto per caso solo pochi anni fa visitando una fiera del bricolage e delle attività manuali, rientra in quel filone delle attività creative che rispecchiano e rispettano la mia indole, la mia natura, e mi danno pure un sacco di soddisfazione.
Non ha prezzo, ad esempio, e senza usare MasterCard, posare le stanche membra sulla mia poltrona in vimini, o midollino, o bambù, quel che sia, riverniciata e recuperata da incuria almeno ventennale e restituita a nuova vita anziché alla discarica.
Queste sono gioie, altro che Multipaesana.
Io non invidio nessuno al mondo come chi, per lavoro, svolge un qualsiasi genere di attività creativa.
Punto.
Anche se nelle arti applicate e attività manuali sono una grossa pasticciona e in genere non ho mai pazienza per organizzare e finire le cose realmente a puntino mi piacciono ed interessano (interesserebbero) un sacco di cose, sferruzzare a maglia o all’ uncinetto, riciclare vecchi mobili, creare gioielli, il taglio e cucito, e potrei continuare per ore.

Di questa marca Crelando tra l’altro, a seconda dei momenti, alla LIDL si trovano diverse articoli per le belle arti.
Non so dove vengano prodotti, dalle confezioni non è chiaro, ma credo di sapere dove, esattamente dove vengono prodotte il 99% delle cose di marca che si pagano tre volte tanto.
Non voglio addentrarmi, specialmente alla vigilia di un’infuocata consultazione elettorale, sul perché costino così poco, pur essendo articoli di qualità da buona a molto buona, e anche con un packaging grazioso e molto accattivante, essenziale ma per niente pauperista.
Mi riferisco a una confezione di colori a forma di piccola cassettiera che ho visto ieri, tanto bellina che volevo metterla pure quella nel carrello.

È ovvio che per pagarli così poco questi articoli ci sarà qualcuno da qualche parte che viene pagato un niente, probabilmente non in Germania, perché davvero la qualità in questo caso è notevole, e mi domando su che altro si possano tagliare i costi se non sulle braccia.
Questo, devo dire, mi suscita non pochi interrogativi quando vado a fare la spesa alla LIDL, ma oramai in ogni altro posto.
Mi solleva questioni di natura etica, sì, etica addirittura.
Purtroppo non so chi e come potrebbe fermare questa deriva oramai inarrestabile, ho troppe domande e nessuna risposta, meglio fermarsi qui.
Degli acquarelli Crelando, comunque, ho letto diverse ottime recensioni e non solo da parte di dilettanti o amatori ma anche da parte di professionisti dell’illustrazione, in particolare da parte di un’artista che seguo e la cui mano e il cui stile mi piacciono tantissimo.

Insomma, con LIDL per ora è sempre amore, pur con qualche piccola insoddisfazione e delusione e tra interrogativi di ben più ampia portata.
Finora non mi è piaciuta e non mi ha convinta un tipo di pasta fresca che ho provato, erano dei ravioli dalla sfoglia troppo spessa e grossolana, e vorrei informare il mondo dell’inutilità di un pelacarote-pelapatate (marca Ernesto) che alle verdure e ai tuberi non fa nemmeno il solletico.
Chiederei il rimborso se solo trovassi lo scontrino.
Del resto l’ho pagato 1,99 euri, è pure in acciaio inox e si presenta benissimo lui ma, perlomeno il mio, proprio non funziona.
Cose che capitano anche con marche famosissime e che se la stratirano.
Quando ancora compravo prodotti per la mia igiene personale al supermercato per ben due volte di fila mi sono ostinata a ricomprare un deodorante della Nivea che non ha mai erogato un solo spruzzo in vita sua, ben tre bombolette piene finite nella spazzatura.

Mi son rimaste in testa delle lucette led a pile e a basso consumo energetico per l’interno degli armadi, specie d’inverno utilissime, che se non sono studiati ad hoc da cultori della materia o da Carrie Bradshow tantissimi guardaroba dalle poche pretese come il mio tendono a trasformarsi in conche spelonche dove non si vede niente.
Viste ieri, ovviamente già perso il treno.

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Le persone fanno la differenza

Non c’è proprio alcun dubbio: le persone fanno la differenza.

Anche la solita innominabile Multipaesana lombardo veneta che è forse la prima fonte di scazzo e noia della mia vita, non raramente perfino di disgusto, quella cosa che mi fa dire e sospirare ogni giorno “basta, oggi imbocco l’autostrada e non smetto di guidare fino a che non ho i copertoni come carta velina e chi si è visto si è visto, tanto ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e la vita è una sola”, Multipaesana alla quale sono nello stesso tempo ovviamente necessariamente riconoscente visto che di ripresa non se ne vede l’ombra e senza di Lei sarei sotto un ponte nel giro di sei mesi, sì, insomma, anche Multipaesana può diventare un posto dove è meno pesante e angosciante recarsi tutte le mattine per le otto ore di marchetta quotidiana cinque-giorni-cinque-su-sette.

Basta liberarsi di uno scomodo, inutile, ingestibile, inetto e oltremodo dannoso Racc. De Luxe, per quanto piacione e giullare, indimenticabile figuro che ha fortunatamente tagliato la corda sponte sua (auto-selezione darwiniana, decisione molto saggia e opportuna) dopo essere durato poco più di uno yogurth in frigorifero.

È poi sufficiente l’arrivo di due persone normali, selezionate con criteri normali, magari anche in base alle loro esperienze precedenti, al tipo di studi fatti e alla banale quanto fondamentale prima impressione “sì, sembra una persona sveglia, e poi sa anche leggere, scrivere e fare di conto”, che persino la suddetta Multipaesana si trasforma in un luogo meno sinistro e sciagurato.

Pur continuando a fare le solite cazzutissime cose per me senza senso, cose lontanissime da ogni mia aspirazione, desiderio, interesse e curiosità, che questo meretricio quotidiano da solo è sufficiente per farmi chiedere ogni sera e ogni mattina quale sia il senso e lo scopo della vita e se valga la pena stare al mondo, insomma bastano due persone normali, perciò eccezionali in una Multipaesana lombardo veneta in quanto non rientranti nelle categorie Racc. de Luxe e Edera https://forsemegliodiniente.wordpress.com/2013/07/05/flora-e-fauna-di-una-mp/ , per fare quanto meno sperare che forse i prossimi mesi/paio di annetti saranno meno pesanti del solito.

Come sempre, il giudizio definitivo sarà possibile emetterlo solo a posteriori, sono in giro da troppo tempo per non sapere che tutto può cambiare, involversi, deteriorarsi, incistirsi, ma almeno, per una volta, un buon incipit.
Sono pure simpatici e divertenti, senza essere invadenti, ma anche volenterosi e collaborativi: insomma, si respira finalmente un’aria decente.

Detto questo, e per fortuna, domani è già giovedì.
Temo che questo non cambierà mai se non quando, tra millemila anni, potrò finalmente godermi la pensione fare la fame in qualche posto al sole.
Toccando ferro.

Insomma le persone che ti capitano, oltre a quelle che si scelgono, cambiano le prospettive come dalla notte al giorno, e viceversa.
Quelle che capitano bene, però, è solo questione di fortuna.

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C’è chi progetta di scrivere una recensione sul funzionamento del tosaerba manuale della LIDL, roba da infiammare gli animi, e c’è che scrive le cose che pensi anche tu, e che vorresti saper esprimere e riassumere così bene in poche frasi.

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Orgoglio e pregiudizio

Tutto potevo dire e pensare della sottoscritta, tranne che questo, che vivessi nel pregiudizio, nei luoghi comuni.
La mia unica fede, convinzione e religione è che nel mondo regni l’Entropia, il Caos Supremo e Primordiale, ne più ne meno come milioni di anni fa, anche se adesso abbiamo l’iPhone 5 e ci facciamo tre docce al giorno.
L’unica cosa che possiamo tenere sotto controllo nella nostra vita, forse, è l’elastico delle mutande.
Insomma io potrei anche vedere un elefante rosa volare, ma dopo due secondi di stupore probabilmente sbadiglierei e mi volterei dall’altra parte, continuando a rosicchiarmi la pellicina di un’unghia, immersa nei miei pensieri.
Ovvio che giudichi, mi faccia delle idee, delle opinioni, ma a posteriori, non prima di, e inoltre sono proprio recentemente giunta alla conclusione che i giudizi e le opinioni non sono quasi mai definitivi, che tutto cambia, si evolve, involve, che nella nostra vita viviamo diverse fasi, mentre il mondo se ne va ancora per un’altra strada, e cioè per i fatti suoi.
I giudizi si danno solo alla fine, o meglio ancora a freddo, con gli animi placati, dopo molto tempo.
Riflettevo, nella fattispecie, si sarà capito, sugli amori della mia vita, ma anche sulle amicizie.
Sono arrivata alla conclusione che con le persone che credevo migliori ho solo passato del tempo, mentre alcuni dei classificati “peggiori” sono le persone che mi hanno fatta crescere, maturare, che mi hanno valorizzata, stimolata a fare le cose che volevo fare, che mi hanno anche messa in discussione, e in quello che sono e che penso porto ogni giorno la loro traccia indelebile.
Magari un giorno si aggiungeranno altri tasselli, o il continuo ruminarci sopra mi porterà ad altre conclusioni, non posso dirlo.

Questo mi ha sempre portato a credere che non sempre ad una certa causa segua un determinato effetto, che può capitare di tutto, che nel mondo ci sono cose che succedono e basta senza un preciso disegno o progetto divino, o semplicemente umano, che molte cose tante volte vanno come vanno, cioè da schifo, anche quando uno si impegna, non nuoce a nessuno, e magari si meriterebbe quanto di meglio, e funzionano a meraviglia quando uno meno se lo aspetta, non ha fatto nulla per meritarsi certe fortune, e forse si è pure comportato come il peggiore deposito escrementizio di tutti i tempi.
Anzi, specialmente quando uno si comporta da stronzo.
Semplice osservazione di come marcino le cose su questo pianeta più del catechismo inutilmente inculcatomi nella zucca dai cinque agli undici anni, quando ho detto “adesso basta”, e più delle convinzioni assorbite e sedimentate nel corso degli anni dalla cultura cattolica e allo stesso tempo positivo-razionalistica del mio paese nella quale, infatti, non sempre mi riconosco.

Per aiutarmi a spiegare quello in cui credo, la vita è 70% Caso e solo per un misero 30% quello che noi vogliamo, il risultato delle nostre azioni, dei nostri sforzi, dei nostri progetti, più che a pensare a un libro mi viene in mente un film: un film nel quale il regista ha saputo abilmente porre al centro della trama il tema del ruolo fondamentale che gioca il Caso sui destini degli esseri umani.
Mi capita quindi spesso di ricordarlo sia tra me e me sia che quando parlo con altre persone.
Inutile dire che il film mi è piaciuto molto, come molti (ma non tutti) dello stesso regista, Woody Allen, superfluo forse a questo punto aggiungere che il film è Match Point.

Insomma, per farla breve: succede che venerdì mattina di buonora, dopo tre mesi spesi a richiedere offerte a tutti i giardinieri e aziende che si occupano della manutenzione di giardini in un raggio di 60 chilometri, arrivano i giardinieri.
Io da sola o anche con qualche volontario di buon cuore non ce l’avrei mai potuta fare a sistemare e potare gli alberi anche di alto fusto di un giardino trascurato e lasciato incolto da un decennio buono.
Specifico che purtroppo d’ora in avanti il mazzo me lo dovrò fare io non potendo permettermi di pagare un giardiniere una volta al mese, o più, da qui fino a fine settembre.
Dico purtroppo perché sebbene io adori il giardinaggio, le piante, i fiori, vederli, curarli, piantarli, annusarli, e il verde, e li ami forse solo un filino meno di quanto ami i cani (con il te alle cinque del pomeriggio una perfetta zitellona inglese della Cornovaglia) dei problemi alla schiena mi rendono impossibile fare dei lavori pesanti, stare piegata a lungo, etc etc.
Per fortuna per un bel po’ di tempo il mio task principale e più pesante e impegnativo sarà tenere rasata l’erba per evitare che il tutto si ritrasformi nel giardino de la Casa degli Usher.
Mi sono già munita all’uopo di una tosaerba a spinta con lame elicoidali comprata alla LIDL per soli 49,99€ (trovata per Caso) e non ancora testata, ma tra due settimane che mi piaccia o no, mi toccherà anche questo.
Tra l’ilarità del vicinato sarò l’unica a spingere l’attrezzo infernale con la sola forza delle mie braccia, come Paolino Paperino a Paperopoli, mentre tutti qui intorno sono dotati di macchinette telecomandate al plutonio o con i pannelli solari incorporati che costano più della mia utilitaria, oppure fanno dei contratti di manutenzione annuale con dei giardinieri.

Succede che l’azienda che mi fa l’offerta più economica a parità di interventi, dalla metà a un terzo più conveniente delle altre, sia una cooperativa di giardinaggio che, deduco dopo qualche chiamata con il responsabile per avere dei consigli, forma riabilita e inserisce nel mondo del lavoro degli ex detenuti per i quali organizzano anche corsi di formazione in carcere.
Non solo perché è la più economica, non solo perché trovo nobile l’intento, ma anche perché il responsabile si comporta in maniera molto più professionale di tanti robottini da multinazionali con le quali ho a che fare quotidianamente, e anche perché durante il suo sopralluogo decanta la bellezza di un acero dal tronco tutto contorto e avvitato che piace moltissimo anche a me, decido di affidare il lavoro a questa cooperativa.

Poi succede che arriva il grande giorno, e capisco quanto sono stronza.
Prima di aprire il cancello per far entrare il camioncino ritiro la biancheria stesa sul retro, un po’ per dignità personale, visto che ci sono dei mutandoni ascellari della Sloggy che sarebbero lesivi della dignità di qualsiasi essere umano, ma anche perché c’è una felpa della the North Face che potrebbe fare gola a dei malintenzionati e un paio di jeans quasi nuovi.
Mai rimosso manco un calzino bucato e ingrigito quando sono venuti elettricisti e fabbri per altri preventivi.
Noto subito che questi due ragazzi, entrambi piuttosto giovani, mi salutano educatamente e in modo cordiale, ma hanno le braccia piene di tatuaggi che fanno inorridire la zitellona amante dei cani e dei fiori che è in me, allora prima di andarmene salgo in casa e nascondo l’Ipad, il mio bene più amato e prezioso, sotto il cuscino del letto.
Si sa mai.
Me ne vado a compiere il mio dovere in Multipaesana e li lascio soli.

Ritorno prima del solito, sapevo che con tutto quello che c’era da fare non avrebbero finito presto, infatti sono ancora lì, uno arrampicato in free climbing su un abete ne sta completando lo sfrondamento.
Mi intrattengo un po’ con loro, è una bella giornata di sole e fa parecchio caldo.
Chiedo, commento, cammino tra le piante, faccio legare il getto di una rosa rampicante, osservo come questi lavori abbiano modificato la fisionomia del luogo.
Modificata in molto ma molto meglio, e ne sono proprio felice, è bella l’idea del giardino, sentire di avere un pezzo di terra sotto i piedi, anche fossero solo venti metri quadrati sono certa che in futuro non vorrò e non potrò più fare a meno di qualche zolla d’erba.

Sono solo dei ragazzi che lavorano, mi chiedono educatamente di spostarmi quando devono caricare sul camion dei rami enormi, potrebbero farmi male, anche quando aspirano le foglie e l’erba secca con un macchinario, che potrebbe venirmi tutto addosso e sporcarmi.
Poi salgo, ho ancora le borse della spesa lasciate per terra, e vado in camera mia a prendere l’Ipad per curiosare un po’ in rete mentre bolle l’acqua della pasta.
Panico.
Non c’è più l’Ipad: ecco, lo sapevo, e brava stronza che ho lasciato pure la finestra aperta, un gioco da ragazzi entrare in casa, è un quartiere con poche case, tranquillissimo, nessuno si sarà accorto di due giovinastri che si fanno la scaletta.
E adesso chi ha i soldi per ricomprarlo che mi serve anche una lavatrice nuova e sono a bolletta, e poi perdere tutte le foto… E come mi comporto, con che faccia chiedo se sono stati loro a farlo sparire? O parlo direttamente con il loro responsabile in ufficio?
Poi tasto con le mani sotto il trapuntino, e lo sento, lo tocco, lo vedo.
Per sentirmi più sicura, che astuta, l’avevo infognato proprio dentro il letto.

No, non mi sono proprio piaciuta.

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Barometro Umano

C’è poco da fare, quando splende il sole la vita e il mondo mi sorridono, anche se son sempre io, con la stessa cellulite, nello stesso posto, con lo stesso lavoro, con le stesse ansie, seccature e noie di tutti i giorni.
Solo più serena, carica, positiva, ottimista, godereccia.
Anche se domani è lunedì, e io il lunedì faccio sempre una fatica bestiale, riesco a non pensarci: me la voglio godere fino al tramonto questa bellissima giornata tutta gialla e azzurra.

Non è più solo un’impressione oramai, ma un fatto matematico: è il barometro il mio tiranno.
Per il mio bene dovrei seriamente considerare una migrazione verso climi più favorevoli, ovvero inverni brevi e non eccessivamente freddi, temperature miti nelle stagioni intermedie e, soprattutto, una preponderante prevalenza di cielo terso e sereno.
Nemmeno se piovesse manna dal cielo o mi pagassero per non lavorare potrei perdonare alla mia Vorkuta lombardo veneta la quasi permanente mancanza di colori come in brutto film in bianco e nero, e quella brodaglia grigiastra e sicuramente velenosa che incombe sulle nostre teste.
E’ una delle cose che mi fa soffrire di più.

Mi basta davvero poco, sono relativamente a bassa manutenzione: anche oggi si tratta di sciallarsela al sole con un bel libro, uno spruzzino con acqua rigorosamente fredda e una buona protezione solare.
Un cestino di fragole magari.

Ultimamente, da pochi mesi, cioè da quando è scoppiata la fase moderatamente asociale, ho ricominciato a leggere parecchio.
Non che abbia mai smesso in realtà.
Penso che a stuzzicare l’appetito abbia contribuito non poco il trovarmi davanti (sempre causa trasloco) tutto quel ben di Dio cartaceo pazientemente accumulato negli anni e negli anni gelosamente custodito, adesso tutto sparpagliato tra i tavoli, le sedie, i divani, e già ripulito e scremato dai tomi per i quali non nutrivo più alcun interesse e che ho regalato a una delle biblioteche cittadine.

Non sapevo o non ricordavo proprio di avere tali e tante meraviglie: mi sono già fatta una lunga lista mentale di tutto quello che voglio leggere, o rileggere.
Dai libri dell’infanzia, la mia d’infanzia non ne vuole sapere di finire, ad alcuni classici comprati e poi magari mai nemmeno aperti ma sempre in attesa del momento giusto, dai divertenti libri di viaggio di Bill Bryson a quelli più avventurosi di Colin Thubron, ai testi di scuola e dell’università conservati se erano di materie interessanti o di programmi che mi erano piaciuti.
Ho realizzato con stupore e delusione di non avere nulla di Tennessee Williams, quello che ho letto l’avevo preso in prestito in biblioteca.
Credo che dovrò rimediare, voglio il possesso fisico dei libri che mi piacciono, ora meglio in formato ebook però, per problemi di spazio.

Ieri, mentre cercavo di dare una logica e un criterio al come riporre sugli scaffali i libri della mia “biblioteca”, sono fortunatamente incappata in un gioiellino che temevo non avrei mai più ritrovato.
Già nella casa nella quale abitavo fino a qualche settimana fa mi sembrava di averlo perso di vista e desideravo rileggerlo da un bel po’ di tempo.
Un libro che mi era piaciuto tantissimo e che metterei sicuramente nella Top 50 dei Preferiti, gustoso, gustosissimo, come le fragole che sto spiluccando.
Si tratta di L’arpa d’erba di Truman Capote.
Ricordo a grosse linee la trama, poi memorie confuse mi rimandano e si sovrappongono a Il Giovane Holden e Huckleberry Finn, altre perle da rispolverare quanto prima.

Rileggendo un libro che ho amato molto, lo stesso succede con i film, sono sempre curiosa di capire se, a distanza di diversi anni, la mia impressione rimane la stessa.
Il risultato non è mai scontato: ricordo la grande delusione nel rivedere Fandango da adulta, un film che nella metà degli anni ottanta per me era assurto a Mito Universale della Settima Arte.
Con Le nozze di Muriel, di qualche anno successivo, ancora delusione.
Sarei curiosa di sapere che effetto mi farebbe Fandango adesso: un Kevin Costner quasi imberbe e bellissimo (tranne il poco felice taglio di capelli), un viaggio con amici in posti mozzafiato dopo il diploma delle superiori, una sorta di rito di passaggio all’età “adulta”, il primo grande amore (Suzy Amis), di certo tutti gli elementi per piacere a una ragazzetta inquieta.
Vorrei proprio rivederlo per la terza volta, chissà se ora riuscirei a dare un giudizio “definitivo” e più staccato dai miei “coinvolgimenti” emotivi, più imparziale e sereno.

Insomma, mille, centomila di questi giorni, un cielo così terso che abbaglia, le mezze maniche, i piedi nudi, le gambe bianchiccie ad imbiondire.
Sono proprio banale io, vorrei che fosse sempre primavera avanzata o estate. Anche in certe giornate d’autunno non me la passo male, ma purtroppo mi fanno già pensare all’abbraccio mortale dell’inverno, allo spleen, alla depressione da mancanza di luce che in parte mi era stata anche diagnosticata.
Tipica dei popoli nordici, ce l’ho nel DNA: per questo nulla mi ricarica di più di un pomeriggio in manica di mutande nella quiete ed intimità del mio terrazzo.
Magari non sto nemmeno diventando asociale, solo più selettiva.

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Perseguitata da Sky, seguito

2 maggio, ore 13:03

Beh, certo, ieri era il Primo Maggio, anche i miei Stalkers di Fiducia per la primavera/estate 2014 erano di riposo, ma oggi, e magari anche domani o dopo, perché non farsi risentire?

Sono piccole cose, ma a me fanno venire la bile e la schiuma alla bocca dalla rabbia, come tutte le violenze ed i soprusi.

Sky, sai che ti dico… ma vai a (}##%^*# !!!!!!
Esprite de finesse.

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